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Titre | Didascalia, cioè dottrina comica |
Auteurs | Smeducci, G. Bartolommei |
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Date de publication originale | 1658 |
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, p. 3-4
Disse però il filosofo nella sua Poetica, trattando dell’imitazione, l’uomo è animale dispositissimo all’imitazioni, e comincia a imparare dalla rassomiglianza, che ritragge, anzi noi tutti ci rallegriamo delle rassomiglianze ; di ciò n’apparisce un segno nelle stesse occurrenze, avvenga che noi riguardiamo con diletto l’immagini, e spezialmente se sono fatte con diligenza, di quelle cose, che nelle loro forme native abbboriamo, si come sono quelle si schifosissime bestie, e quelle de’ defunti. Questo confirmò Plutarco, vagamente così discorrendo. Noi udiamo con fastidio il grugnito dell’animale porcino, lo stridore della carrucola, il fremito del vento, lo strepito del mare ; ma se alcuno imiterà commodamente queste cose, come Parmenone imitò il Porco, Teodoro le carrucole, noi da tali cose imitate riceveremo diletto. Così noi figgiamo l’infermi, e quelli che sono in sospetto di qualche male, come uno spettacolo piacevole, e poi con diletto il Filotete d’Aristofane, e la Giocasta di Silamone, che rappresentano persone che muoiono, come tisiche.
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, p. 59
Non so vedere, che luogo possa tenere la tragicommedia nella drammatica poesia, non essendo una imitazione de’ migliori, né tale, che si veggia sino al fine mantenere la dignità de’ reali personnaggi, o d’altri somiglianti, ed altresì non può dirsi un’ imitazione de’ peggiori, rappresentandosi in essa uomini, che sovrastanno alla condizione di privati citadini.
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